Passi che ri-generano

Luca Gianotti racconta la sua Compagnia dei Cammini: andare a piedi cambia anche l'economia
30 Marzo 2016 - 14:36
Nel 2013, al Supramonte di Baunei

“Camminare è rallentare, è un atto contro-corrente che sfida una cultura occidentale in cui la velocità è vista come un valore positivo, che fa rima con crescita. La filosofia del camminare ci insegna non solo ad andare a passo lento ma anche a vivere con poco: quando partiamo per un cammino il nostro zaino leggero contiene tutto l'essenziale, l'indispensabile che ci basta a renderci felici e a farci stare bene. In questo il camminare mette in discussione i valori tradizionali dell'accumulare e dell'avere, del crescere e del non accontentarsi”. Luca Gianotti ha fatto dell'arte del camminare la sua passione, la sua professione, la sua vita. Guida di trekking da più di 20 anni, è tra i fondatori della Compagnia dei Cammini, associazione che diffonde la cultura del camminare proponendo ad adulti, bambini e famiglie viaggi a piedi, in compagnia degli asini, in barca a vela o associati a esperienze di meditazione.

 

Dalla Sardegna alla Grecia: 3 esperienze da replicare

Nella sua ventennale esperienza, Luca Gianotti ha assistito alla rinascita sociale, culturale ed economica di molti luoghi selvaggi e remoti in Italia e all'estero, che grazie al passaggio dei camminatori sono tornati ad essere abitati e riqualificati. Uno di questi si trova in Sardegna, nel Supramonte di Baunei. “Da sempre accompagno gruppi di camminatori in questa zona - racconta Gianotti - È uno dei territori più aspri d'Italia, originariamente popolato quasi solo da pastori, la cui attività di pastorizia oggi è diventata marginale. Quando arrivai lì la prima volta, ci appoggiammo a un pastore di nome Silvio: un uomo ospitale, che ci fece dormire a terra e cucinò per noi deliziosi piatti della tradizione sarda. Ci raccontò che la sua vita era dura e faticosa; e che non l'augurava ai suoi due figli, cui consigliava piuttosto di andarsene e di non seguire le orme padre. Negli anni successivi, hanno iniziato a transitare di lì altri gruppi di camminatori e Silvio, con dedizione e bravura, ha migliorato l'ovile per offrirgli anche qualche comfort, come le docce, fino a renderlo un agri-ovile oggi conosciuto e frequentato da tutti coloro che passano da quelle parti. Attualmente l'agri-ovile genera un reddito superiore all'attività della pastorizia, tanto da richiamare l'attenzione dei figli che sono tornati a vivere nel Baunei e che lavorano con i genitori. Questa per noi è una grande vittoria: a differenza di 20 anni fa, Silvio è orgoglioso che tutta la sua famiglia si dedichi alla pastorizia insieme alla gestione dell'agri-ovile. Grazie al passaggio lento e costante dei camminatori, sempre in cerca di nicchie autentiche e non depauperate dal turismo di massa, si è scoperta la qualità genuina di una zona altrimenti depressa e poco attraente dal punto di vista imprenditoriale e turistico tradizionale”.

 

Un altro esempio di come il camminare con lentezza rigeneri i territori e crei lavoro a partire dal profondo rispetto e dalla valorizzazione delle comunità locali, della natura, dell'ambiente, del paesaggio e delle antiche tradizioni, è quello del Cammino dei Briganti tra Abruzzo e Lazio. “Siamo in un'area popolata da persone scoraggiate e demoralizzate - spiega Gianotti, lui stesso creatore del cammino, 100 chilometri percorribili in 7-8 giorni sulle tracce del brigantaggio - Sono circa cent'anni che i giovani abbandonano questa terra, perché c'è la credenza che sia priva di opportunità; mentre io, che ho deciso di venire a vivere qui con la mia famiglia, penso abbia moltissime potenzialità, in primis in termini storici. Poco tempo fa ho avuto il piacere di conoscere proprio due di questi ragazzi, già emigrati a Roma e in procinto di partire per l'Olanda, che contro-corrente sono tornati ad abitare nei boschi della Marsica. Grazie a un bando della comunità montana, hanno iniziato a gestire dei casali in un paesino abbandonato ai piedi della montagna, diventando cosí posto tappa sul Cammino dei Briganti. Con i soldi guadagnati dal passaggio dei camminatori da marzo a ottobre, hanno potuto ristrutturare il ristorante, espandendo l'attività ricettiva e garantendosi nuovi orizzonti futuri”.

 

C'è ancora un'altra storia di cui Luca Gianotti va fiero, quella legata alla Via Cretese, che presenta come “la sua camminata più importante”. Una traversata di 500 chilometri lungo un sentiero che era stato progettato negli anni Ottanta, poi dimenticato. “Anche in questo caso siamo riusciti a convincere piccole realtà locali a credere nel progetto, a fidarsi dei camminatori e ad aprire posti tappa lungo il percorso. Una chicca dell'esperienza della Via Cretese è inoltre rappresentata dal libro-guida “The Cretan Way” che ho scelto di pubblicare con Anavasi, una piccola casa editrice di Atene”.

 

Turismo ad alto impatto sociale

I numeri dei camminatori, oggi, sono piccoli ma ben distributi. Sono quasi 2.000 le persone che ogni anno viaggiano con la Compagnia dei Cammini, muovendosi tra le circa 140 offerte del catalogo. Eppure, al di là delle cifre, il potenziale in grado di innescare un cambiamento è ben più massiccio. “Il camminatore ha una sua filosofia: preferisce la gestione familiare del B&B all'hotel, vuole incontrare e parlare con chi vive nei posti attraversati, va in cerca di una 'ospitalità calda' che gli permettadi entrare nello spirito del luogo e che fa girare un'economia alternativa basata innanzitutto sulla relazione e lo scambio”. Ma “entrare nello spirito dei luoghi” significa anche acquisire una nuova consapevolezza del mondo: “Chi intraprende viaggi a piedi ha un grande privilegio e allo stesso tempo un'enorme responsabilità: farsi portavoce di informazioni corrette e di pace su luoghi, spesso al Sud, talvolta colpiti da pregiudizi e stereotipi”. Una modalità, spiega Gianotti, che va oltre  l'etichetta del turismo responsabile: “Viaggiare a piedi è essere partigiani di un cambiamento radicale”.

Nonostante le tantissime richieste, la Compagnia dei Cammini stessa ha optato per tenere fede alla filosofia della lentezza e della decrescita, mantendendo una “dimensione artigianale”. L'associazione dà lavoro a più di 22 guide, ma l'idea di trasformarsi in un tour operator frenetico non li sfiora: “Riusciamo a vivere con il lavoro che amiamo. E questo ci basta”.

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