Lo abbiamo voluto, progettato pensato. E con l'aiuto della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo (Bando Culturalmente 2016), il lavoro di otto associazioni partner, il sostegno del Progetto Giovani del Comune di Padova, di Banca Popolare Etica, del Centro studio Toniolo e della Scuola di Economia Civile, ora l'Elefante Festiva del tempo lungo è realta. A Padova abbiamo aperto le danze di questi due fine settimana con l'Elefante: otto giorni di programma, quattordici eventi, cinque temi (Terra, Cibo, Materiali, Spazi urbani, Impresa e lavoro), persone a partecipare, ascoltare, divertirsi, discutere. Nelle piazze, nei teatri, nei locali di una città del nord Italia che ha di fronte a sé problemi, timori, sfide e speranze comuni a tante altre città italiane e anche europee.
Ma come nasce il'idea di questo Festival e perché "del tempo lungo"? Semplice, per superare la logica violenta logica del tempo “puntillistico”, come lo ha chiamato Zygmunt Bauman, che brucia tutto nell’istante e ci nega sia la memoria del passato, sia la fiducia nell’avvenire. E così,in quest'ottica del tempo lungo abbiamo provato a curiosare un po più in là nel tempo, e abbiamo scoperto, ad esempio, che "nel 2050 gli oceani potrebbero contenere più bottiglie di plastica che pesci, in termini di peso." Lo dice lo studio della Fondazione Ellen MacArthur, presentato in occasione dell’apertura del Forum economico mondiale di Davos, in Svizzera, a gennaio 2016. La Ellen MacArthur è una fondazione privata con sede negli USA che ha come mission favorire una transizione accelerata verso l'economia circolare.
Ecco perché abbiamo messo al centro di questegiornate di teatro, arte, espressione e ricerca, l'economia circolare. Se infatti l'economia lineare prevede la produzione di un oggetto, la sua consumazione e la trasformazione in rifiuto, l'economia circolare, al contrario, postula e concepisce la produzione di qualsiasi bene e servizio in maniera tale che abbia il minimo impatto sull'ambiente. Pertanto i materiali con cui si costruisce sono perfettamente recuperabili e riciclabili, prevedono un ciclo di vita del prodotto circolare appunto, o tuttalpiù si lavora con materiali biodegradabili e compostabili.
Il motto dell'economia circolare infatti è "dalla culla alla culla" e non dalla culla alla bara. Qualche esempio? Reti da pesca in plastica che si trasformano in moquette, lo scarto del latte, la caseina, che adeguatamente trasformata diventa fibra con cui realizzare magliette e abiti; vecchi container che vengono impiegati per realizzare piscine!
La scelta dei temi
Scegliendo dunque l'economia circolare come manifestazione concreta di un agire basato sul tempo lungo, abbiamo individuato i cinque filoni tematici su cui lavorare, indagare, creare e interagire con le persone. Partiamo dai Materiali e da una domanda: se organizzate una festa, scegliete di utilizzare prodotti mono uso o stoviglie da lavare? E, nel caso, chi sceglie di spendere un po' di più per comprare piatti, bicchieri, ed anche palloncini in materiale biodegradabile? "Il problema più urgente riguarda l'inquinamento provocato dagli oggetti di plastica monouso, che non vengono riciclati a dovere", ha sottolineato Dianna Cohen, a capo del Plastic pollution coalition, movimento contro l'inquinamento da plastica. Oggi, meno del 5% della plastica viene riciclata, il 40 per cento finisce in discarica, e un terzo direttamente negli ecosistemi naturali, quali gli oceani"
Per il Cibo, che è nutrimento, cultura, relazione, dobbiamo fare anche i conti: 1,9 miliardi di persone in sovrappeso (fonte Oms), una persona su nove non è adeguatamente nutrita (fonte Fao), ogni anno un terzo del cibo del mondo (1,3 miliardi di tonnellate) viene sprecato senza arrivare neanche a tavola (fonte Wwf). E per la Terra, che è la nostra casa comune? Gli scienziati hanno calcolato che attualmente stiamo vivendo come se avessimo una Terra e mezza a disposizione, e prima di quel famoso2 050 arriveremo a consumare come se ne avessimo due. Attraverso l’indicatore dell’impronta ecologica si evidenzia quali e in che misura consumiamo le risorse che la terra ci offre: cibo, aria, acqua, energia. E anche il suolo: suolo usato per coltivare, suolo usato per la costruzione edilizia, suolo disboscato per realizzare piantagioni, suolo occupato. Ma c'è anche un segnale di risposta, cioè il ritorno alla terra: orti urbani, orti didattici, orti sociali. Padova, da questo punto, è ricca di fermenti. Un panorama indagato dal laboratorio di Lies con il liceo Fuà Fusinato, ma anche dall'inchiesta di Gianni Belloni sulla Zona industriale di Padova e dalle foto dei cinque autori veneti guidati da Orlando Myxx.
Sul tema degli Spazi urbani, altra domanda: avete mai pensato che delle pale eoliche in disuso potessero trasformarsi in un parco giochi per bambini? Lo ha fatto la città di Rotterdam nel 2007. In tutta Europa sono diversi gli spazi che ripredono vita. Uno dei luoghi del Festival, a Padova, è piazza Gasparotto, oggetto di un progetto portato avanti da diversi soggetti. Un progetto in cui gioca un ruolo importante Co+/Cooperativa EST che organizza il convegno su i Luoghi in transizione, mentre la Cooperativa Spazi Padovani ha ideato un originale format di racconto audio su quattro luoghi "dimenticati" di Padova che però restano vivi nella memoria di tanti cittadini. Un format che si candida a diventare un modello per il futuro e per generare nuove narrazioni.
Infine, Impresa e lavoro. Se si parla di lavoro in questo tempo di crisi, vengono in mente le migliaia di posti di lavoro persi. Eppure in questo contesto si registra un fenomeno in controtendenza: quello dei workers by out, ossia quei lavoratori che decidono di costituirsi in cooperativa dopo che l’impresa di cui erano dipendenti è fallita. La storia che Officine Arte Teatro racconta il 22 giugno proprio all'interno di una azienda è quella della Cooperativa Lavoratori Zanardi. Una storia di rinascita "da dentro". Ma ci sono anche i modelli per creare nuova economia, buona, civile e circolare. Qui siamo noi di Pop Economix a metterci in gioco con lo spettacolo Blue Economy. L'economia al tempo dell'usa e getta, di scena in prima regionale all'Antonianum di Padova domenica 25 giugno.
In fondo, si tratta di segnali importanti perché sono semi di futuro. Interessante a questo proposito l’intuizione di una donna, teologa protestate Ina Praetorius (2015), che propone di utilizzare la categoria di cura come critica all'economia mainstream. E propone un ribaltamento totale di prospettiva: non più un’economia sinonimo di violenza, sufruttamento e potere. Al contrario, l’economia è cura: è cura della diversità – perché solo con desideri e bisogni diversi è possibile l’incontro tra domanda e offerta –, è cura del bene comune, è cura della felicità di tutti e di ciascuno, è prendersi cura degli scarti, dai rifiuti agli escrementi (provocatoriamente, Praetorius sostiene che dovrebbe nascere una branca dell’economia chiamata “merdologia”. In altri termini è ciò che oggi viene chiamata economia circolare!). È, ancora, cura del tempo lungo e dell’attesa, che sa vedere l’albero nel seme. È, infine, cura del bello, come il bello che l’Elefante Festival intende contribuire a generare attraverso e grazie l’arte e la cultura.
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