Si chiama “social lending” ed è l’ultima frontiera del crowdfunding, ovvero un sistema di finanziamento dal basso, che unisce di un gruppo di persone nel sostegno economico a progetti e bisogni di individui e organizzazioni. Si presenta come un modo per scavalcare gli ostacoli che le grandi banche e gli istituti di credito mettono alla richiesta di prestiti di chi ha bisogno di piccole cifre di denaro per lanciare un progetto, che difficilmente otterrebbe un finanziamento dai canali tradizionali.
Ultima nata, a livello internazionale, è la francese “Hello Merci”, che permette di pubblicare progetti che necessitano di un finanziamento dai 200 euro fino a un massimo di 15mila euro. La piattaforma gestisce il prestito e la restituzione, così che i finanziatori possono essere certi di riavere indietro i loro soldi. “Il nostro obiettivo è quello di fornire uno strumento semplice, economico e trasparente che consente di presentare pubblicamente i vostri progetti e raccogliere fondi”, è spiegato sul sito. Per i fondatori della piattaforma si tratta anche di sensibilizzare le persone alle necessità della propria comunità e diffondere i valori dell’”economia della condivisione”.
In Italia sono almeno 42 le piattaforme di crowdfunding, secondo quanto riporta la ricerca di Daniela Castrataro (Italiancrowdfunding.org) e Ivana Pais (Università Cattolica) presentata alla terza edizione del premio Sodalitas Social Innovation a Milano. Due di queste, Prestiamoci e Smartika.it, sono classificate come siti di “social lending”, che rappresentano il 78% del valore complessivo dei progetti finanziati, pari a 13 milioni di euro. Con Prestiamoci, nata nel 2009, "i Prestatori non investono mai in un unico progetto: il rischio è diversificato e sotto controllo", viene specificato nel sito, mentre e il richiedente, una volta ottenuto il numero di quote sufficienti, restituisce mensilmente il prestit. Su Smartika invece gli investitori non scelgono un progetto ma piuttosto “il rendimento che che vogliono ottenere e la durata del prestito". A questo punto vengono presentate le richieste di prestito secondo il proprio profilo di rischio.
I progetti finanziati attraverso questo sistema sono di diverso tipo. Dalla studentessa che chiede 1000€ per un viaggio studio in Giordania, al padre di famiglia che deve cambiare auto, fino alla coppia di amici che vuole iniziare un’attività in agricoltura e allevamento nelle montagne del sud della Francia. Secondo Ivana Pais, sociologa dell’università Cattolica di Milano, intervenuta all’evento sul crowdfunding organizzato da Sodalitas, “il passaparola deve partire da una cerchia ristretta di amici, e poi allargarsi con i social network”. I suggerimenti di Pais per lanciare una campagna sono “non aprire una nuova piattaforma, sperimentare il funzionamento donando e non sottovalutare il tempo e le risorse che la gestione di una campagna di raccolta fondi, anche in prestito, comporta”. Perché anche chiedere soldi "è un lavoro”.
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